L'intera scacchiera è realizzata in semirefrattario da colaggio con ossido di rame e i colori
sono ottenuti cuocendo i pezzi a due diverse temperature di cottura (1100 gradi per i neri e 1000 per i bianchi).
Le filettature e le palmette persiane della cornice sono realizzate con cristallina trasparente che viene resa verde intenso dal rame dell'impasto sottostante.
Le matrici iniziali (due torri, due pedoni, due alfieri, due re, un cavallo, una regina e gli elementi del tavolo) sono modellate singolarmente, riprodotte tramite stampi a tasselli e in ultimo i pezzi sono rifiniti aggiungendo particolari come i simboli, i tratti dei visi ecc.
Sul fondo ogni singolo pezzo e piastrella è punzonato: "TALMELLI FILIPPO FERRARA 2006".
RE
I re non potevano che essere Annibale e Scipione: i due condottieri non furono gli unici a guidare le guerre puniche (per ovvie ragioni temporali), ma ne furono sicuramente i principali protagonisti.
La fisionomia e le armature sono tratte dalla statuaria:
Scipione è rappresentato con il braccio destro nella posizione tipica dei togati romani, dei quali in effetti faceva parte;
Annibale, raccontano le cronache, era spesso al fianco dei propri uomini in battaglia, come un semplice soldato, ed è quindi rappresentato nell'atto di afferrare la spada.
REGINE
Sono rappresentate sotto le fattezze delle statue delle maggiori divinità femminili di entrambe le culture: Giunone per i romani e Tanit per i cartaginesi.
L'acconciatura, così come gli orecchini e la vistosa "corona-fermacapelli", sono prese da monete dell'epoca.
La divinità punica Tanit (o Didone), secondo la leggenda fu la fondatrice di Cartagine e ad identificarla, troviamo, nelle sue mani, un sole e una luna; sul basamento sono ripetute in alternanza palmette fenice e il simbolo proprio di questa divinità: un triangolo sormontato da una riga orizzontale e un cerchio.
Giunone - detta anche Giunone Regina - fu la divinità più "consultata" dallo stato romano per decisioni importanti.
Tra i simboli che la rappresentano compaiono lo scettro, la corona e il melograno nella mano sinistra.
ALFIERI
Portatori di simboli, erano in genere soldati di particolare valore, sono quindi rappresentati in posizione d'attacco: nell'atto di sguainare la spada quelli romani, e con la falcata già brandita quelli cartaginesi.
A distinguerli ulteriormente erano delle pelli di animali feroci che adornavano l'elmo e coprivano la schiena.
Gli alfieri cartaginesi portano il simbolo della mezza luna e del sole sullo stendardo e sullo scudo, mentre la pelle che indossano è di leone, come rimando ad uno dei simboli personali di Annibale.
Gli alfieri romani portano invece il simbolo dell'aquila, anch'esso chiaro rimando alla romanità, anche se la rappresentazione in questione è maggiormente legata all'epoca imperiale; la pelle in questo caso è di lupo, altro chiaro delle origini di Roma.
CAVALLI
I cavalli romani e quelli cartaginesi si distinguono per i "finimenti": nel caso dei punici una semplice corda attorno al collo era l'unico ausilio che gli abilissimi numidi adottavano per governare il proprio cavallo.
Nel caso dei romani invece la cavalcatura portava un panno sulla groppa che fungeva da sella, ma in entrambi i casi non si usavano staffe o selle vere e proprie.
TORRI
Le torri romane sono rappresentate sorrette da navi per ricordare le battaglie della prima guerra punica, quando le flotte cartaginesi dovettero soccombere agli attacchi delle navi romane.
La prima guerra punica si concluse proprio con la vittoria romana nella battaglia navale delle egadi del 241 a.c.
Le torri cartaginesi sono sorrette da elefanti, il simbolo che forse piu di ogni altro rappresenta nell' immaginario collettivo Annibale e la traversata delle Alpi.
L'esercito era composto da più di 50.000 uomini e dei 37 elefanti ne sopravvissero ben pochi, ma riuscirono comunque a creare sgomento tra le prime legioni romane che incontrarono.
PEDONI
I visi sono modellati singolarmente, ognuno diverso.
Le armature romane sono di tipo imperiale, quindi successive di alcuni secoli rispetto al periodo in questione, ma rendono più identificabile la fazione.
I pedoni cartaginesi non hanno una vera e propria armatura, ma una tunica di lino con protezioni in cuoio, soluzione all'epoca più diffusa per entrambi gli eserciti.
Le decorazioni sono molto variabili per la grande eterogeneità dell'esercito cartaginese, formato in prevalenza da mercenari provenienti da luoghi diversi; buona parte degli elmi e gli scudi sono di tipo oplitico.
Sono armati della famosa falcata iberica, che non fu certo l'unica, ma probabilmente la più temuta dai romani.
Alcuni soldati portano la barba lunga senza baffi, come era usanza.
